Pascoli, Lione

Vite de' pittori, scultori ed architetti moderni, 1730
Sua Santità andò a vederla, e vide anche il modello del nominato sepolcro di Gregorio, che giusto allora era stato compito. E questa fu la seconda volta, che il papa non isdegnò d’onorare colla sua presenza lo studio di Camillo, e la terza, in cui generosamente lo regalò, e largamente terminata l’opera, che fu subito trasmessa a Pesaro, lo fece pagare. Rimisesi poscia al lavoro del sepolcro di Gregorio, né vi levò più le mani, finchè non fu finito. Andarono a vederlo prima, che si trasportasse a san Pietro i primari personaggi, pochi cardinali si rimasero d’andarvi, e niun forestiere intendente partì di Roma senza vederlo. Ma come questa era per Camillo una gran soggezione, e una gran briga, si risolvé più presto, che non avrebbe voluto, di cavarlo dello studio, e d’ergerlo nel sito destinato in san Pietro. Scoperto che fu, andò tutta Roma a vederlo, e quantunque il lume particolarmente della mattina, e del giorno fino alle ore ventuna non gli sia troppo vantaggioso, si guarda sempre con maraviglia, né dopo veduti quegli del Porta, dell’Algardi, e del Bernini, uscir gl’intendenti posson di chiesa senza tornar dell’altro a guardarlo. Terminò poi il basso rilievo del beato Francesco De Regis di diciotto palmi, e mezzo d’altezza, che fu trasmesso in Ispagna; ed il modello del sepolcro del principe Alessandro Subbieschi, che innalzar si doveva nella chiesa del convento nuovo de' Cappuccini. E mentrecchè stava d’intorno al lavoro del marmo, i Gesuiti, che eran restati pienamente soddisfatti dell’anzidetto basso rilievo, gli commisero la statua del S. Ignazio, che metter si dovea in una delle nicchie a san Pietro, insieme coll’altre degli altri santi fondatori delle lor religioni, siccome già ve se ne vedono alcune. Voleva Camillo spacciarsi interamente prima del sepolcro, per cominciar poi il modello della statua; e si spacciò di quello, ma far non poté, siccome narrerò, che
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