Pascoli, Lione

Vite de' pittori, scultori ed architetti moderni, 1730
in cera questo. Terminato dunque il sepolcro, facile gli fu, per la vicinanza della chiesa allo studio, di farlo trasportare e comporre; e benché non rappresenti che l’urna, e ‘l ritratto del principe, in una medaglia sostenuta da due putti con un’aquila sotto, vi si vede il buon gusto e l’uomo grande, e non reca minor venerazione dell’altre opere che egli ha fatte, e che io ho rammentate. Imperocché ha saputo così bene adattarsi alla povertà della chiesa, che non può esser ricca per esser, come ho detto, de’ Cappuccini, alla piccolezza del sito, che è assai angusto, al denaro da spendersi, che non era molto, alla qualità del soggetto, che è figlio di Re, che senza leggersi l’iscrizione, che vi sta sotto, subito si vede, che ivi riposan le spoglie d’un gran signore. Cominciato trattanto aveva un Fauno di tre palmi d’altezza, che regalar voleva ad un suo caro amico, e l’avea già condotto a fine, perché pochi colpi gli restavano a dare, quando principiò un piccol modello di cera della suddetta statua di S. Ignazio, ed un altro per gli stucchi d’un angolo della cupola del bellissimo tempio di San Martina, che egli esibito s’era di fare a sue spese, per lasciare una qualche memoria laddove è la fede dell’accademia, e tante altre ve ne sono d’insigni professori, e li compì. Ma come non troppo facilmente si contentava, altri due del primo non guari dopo ne fece, e voltati, e rivoltati gli atteggiamenti in varie guise, parendogli finalmente d’essersene appieno soddisfatto, desisté dal lavoro, ed in cotal guisa li lasciò senza vederli mai per qualche giorno. Correva l’anno 1728, ed egli era stato confermato di comun consenso degli accademici principe dell’accademia, ove al principio di dicembre destinato aveva il concorso de’ giovani professori delle tre belle arti, per la distribuzione de’ premi, che far si doveva addi 9 secondo il solito nella gran sala di Campidoglio. Aveva perciò invitati cardinali,
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