Pascoli, Lione

Vite de' pittori, scultori ed architetti moderni, 1730
al Mondo gl’Elei, che tanto si gloriavano della rinnomata lor piazza tutta cinta di portici, con colonne d’ordine dorico sì ornata, e sì ricca, e dessero un’occhiata a quella di San Pietro di Roma, porto ferma credenza, che stupirebbero. Posciaché la bellezza non istà nell’ornamento, e nella ricchezza; ma nella bizzarria dell’invenzioni, nell’ elezion delle forme, nella distribuzion delle parti, nella grazia, nel garbo, e nel gusto. Per far una cosa ricca, basta che chi ha volontà di farla sia ricco; ma per farla bella non bastano le ricchezze. Così la cappella di S. Ignazio al Gesù, é più ricca di quella di san Luigi a sant'Ignazio, ma non é più bella. Se Libone fece il nobil tempio di Giove Olimpo in Alti ornato di colonne d’ordine ionio, lungo dugentrenta piedi, largo novantacinque, e alto sessantotto, creduto da lui un prodigio per la grandezza, ci lasciò Bramante il disegno della chiesa di San Pietro, maggior assai in ogni dimensione, che variato, e mutato da altri architetti, fu così felicemente condotta, e così bene, e magnificamente ornata, come ognun vede. Se essi vantavan i superbi palagi de i loro Re, noi tralasciam di vantar quelli dei nostri, benché potremmo; e per maggior nostro vanto vantiam quelli de’ sudditi, di cui fan piena testimonianza l’Italia, la Francia, l’Inghilterra, la Germania. Se Dinocrate propose al grande Alessandro, di ridurre in figura d’uomo il Monte Ato non ve lo ridusse; disse Michelagnolo di voler portar la Rotonda sovra la volta della chiesa di S. Pietro; e vi fu portata. E pure di queste due maraviglie, non so quale stata sarebbe più prodigiosa, se anche la prima avesse avuto il suo effetto? E che narrar possiamo anche noi de’ nostri moderni architetti i portenti, se dei loro li narravan gl’antichi? E ne abbiam tanti, e tanti, che annoverar potrei, non minori certo di peso, e maggiori di gran lunga di numero. Anzi é certissimo, che i Greci sopraffin’ingranditori delle lor opere, giunti sino per eccesso di fasto, e di boria a porsi da se i soprannomi,
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