Pascoli, Lione

Vite de' pittori, scultori ed architetti moderni, 1736
il debito comodo da formarsi, o formate rimase si sarebbero nelle loro officine, e nelle lor patrie, se ella coll’anzidette invenzioni delle fabbriche, de’ carri, delle navi, delle strade, e dell’altre mentovate o dal nulla, o di quivi non l’avesse tratte. E che avendo esse per poter comporre, e formar le figure eziandio, e qualunque benché minima cosa, precisa e forzata necessità di valersi di lei, e dover essere indispensabilmente ambedue architette, ed ella in verun modo, se non di volontà, e per ornamento, e diletto scultrice, o pittrice sempre più nel sentimento mio mi confermo. Comunque però e’ si sia, od esser deva, certo è ch’elle sono tutte e tre nobilissime, utilissime, e necessarie, e che assai assai più di ciocché ho dett’io, dir si poteva; e detto per avventura anche l’avrei, se i precetti proemiali vietato non me l’avessero, e che non ne dovessi in corpo all’istoria diffusamente favellare. Di voi dunque o figlie della prima, o sorelle, creature certo tutte e tre dell’Onnipotenza dovrò anche in questo secondo volume, siccome feci nel primo trattare. Di voi, bellissime arti coetanee degli elementi, compagne delle sfere, discepole divine imitatrici de’ portenti incomprensibili di natura, e quel che è più di lei ancora qualche volta, e in qualche parte accorte, e provide riformatrici: Di voi, di voi, e de’ vostri più esperti, e rinomati moderni artefici m’accingo giusta l’ordine da me allora tenuto a parlare. Voi, dunque, somministrerete alla mente mia abbondante materia, voi tempererete mia penna, e voi regolerete il mio dire.
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