Ricci, Amico
Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona
antichissima conservata nell’archivio del Capitolo di Jesi si ha la consacrazione della cattedrale celebrata l’anno mille e duecento otto con l’assistenza delli vescovi di Ancona, Osimo, Umana, e Fano, con le reliquie ecc.Baldassini padre Tommaso, Notizie Istoriche della città di Jesi, parte II, capitolo XII, pag. 158, in margine del passo citato precisa l’autore il luogo dove conservasi questa memoria:
In un libro con le coperte negre, e si conserva nell’archivio del capitolo di Jesi.
Monsignor Pompeo Compagnoni vescovo di Osimo fino dalla metà circa del passato secolo ne fece fare le più scrupolose ricerche, ma esse riuscirono vane, non rinvenendosi più nell’archivio capitolare il libro suindicato.». Se dunque nel 1208 fu compiuto il duomo jesino non puossi supporre che tant’anni dopo si ricostruisse di nuovo, per cui non potrei convenire con l’altro Baldassini (che nel 1765 pubblicò un’altra storia della sua patria) che dice essersi nel 1227 costrutta la nuova fabbrica a spese del pubblico erario nei tempi in che regnavano Gregorio IX e Federico II imperatore, e che reggeva la diocesi jesina Severino che ne fu il duodecimo vescovoBaldassini Girolamo, Storia di Jesi, pag. 367.. Deve pertanto qui intendersi quell’espressione fecit hoc opus, secondo spiega il Lami, cioè come indicante un ampliamento o restauro. Che questo restauro poi fosse di qualch’importanza possiamo supporlo nel vedere nella lapide stessa che Giorgio si dice Civis Æsinus, mentre non concedevasi in quel tempo un tal privilegio che a coloro soltanto, che per l’ingegno o pel valore, se lo erano meritato. Qualunque però fosse il merito del suo lavoro, altro che da congettura possiamo rilevarlo, mentre trovo riferito che sotto il 20 dicembre del 1481 monsignor Carducci fiorentino vescovo di Osimo ed i suoi canonici supplicarono il Consiglio di quella città onde volesse accedere alla spesa pel restauro della loro cattedrale, ed in fine del foglio per eccitare quei di Osimo dicono «havete lo exemplo de’ nostri vicini, et maxime de Exi, e che da fondamenti hanno redificato per coptimo la lor eclesia cathedrale, senz’alcun aiuto de’ personaCompagnoni monsignor Pompeo, Storia della chiesa e dei vescovi di Osimo, tomo III, pag. 444.». Questa espressione non può sicuramente riferirsi che ad un tempo vicino, non essendo neppure da supporsi il contrario. Che la lapide, che ricorda l’opera di Giorgio, rimanesse nell’architrave della porta maggiore, finché nel 1749 fu da fondamenti eretta la chiesa che oggi vediamo, non è da far meraviglia, mentre può essersi conservato l’ornamento dell’antico arco della porta, riedificandosi tutto il restoLa nuova cattedrale di Jesi fu riedificata da fondamenti nel 1741, alla qual opera concorsero non solamente il vescovo con larghe somministrazioni ed il Capitolo, ma molti ancora fra cittadini. Il vescovo monsignor Antonio Fatali fu quello che cooperò a quest’opera, come si ha nell’iscrizione esistente nel nuovo duomo. ANTONIUS FONSECA EPISCOPUS – A FUNDAMENTIS RENOVATA CATHEDRALI ECCLESIA – DIE XXIX MARTII MDCCXLI.
Baldassini Girolamo, pag. 277.. Oltre a queste fabbriche veggo il nostro Giorgio impiegato da quei della Penna nell’erezione della loro chiesa principale trenta
In un libro con le coperte negre, e si conserva nell’archivio del capitolo di Jesi.
Monsignor Pompeo Compagnoni vescovo di Osimo fino dalla metà circa del passato secolo ne fece fare le più scrupolose ricerche, ma esse riuscirono vane, non rinvenendosi più nell’archivio capitolare il libro suindicato.». Se dunque nel 1208 fu compiuto il duomo jesino non puossi supporre che tant’anni dopo si ricostruisse di nuovo, per cui non potrei convenire con l’altro Baldassini (che nel 1765 pubblicò un’altra storia della sua patria) che dice essersi nel 1227 costrutta la nuova fabbrica a spese del pubblico erario nei tempi in che regnavano Gregorio IX e Federico II imperatore, e che reggeva la diocesi jesina Severino che ne fu il duodecimo vescovoBaldassini Girolamo, Storia di Jesi, pag. 367.. Deve pertanto qui intendersi quell’espressione fecit hoc opus, secondo spiega il Lami, cioè come indicante un ampliamento o restauro. Che questo restauro poi fosse di qualch’importanza possiamo supporlo nel vedere nella lapide stessa che Giorgio si dice Civis Æsinus, mentre non concedevasi in quel tempo un tal privilegio che a coloro soltanto, che per l’ingegno o pel valore, se lo erano meritato. Qualunque però fosse il merito del suo lavoro, altro che da congettura possiamo rilevarlo, mentre trovo riferito che sotto il 20 dicembre del 1481 monsignor Carducci fiorentino vescovo di Osimo ed i suoi canonici supplicarono il Consiglio di quella città onde volesse accedere alla spesa pel restauro della loro cattedrale, ed in fine del foglio per eccitare quei di Osimo dicono «havete lo exemplo de’ nostri vicini, et maxime de Exi, e che da fondamenti hanno redificato per coptimo la lor eclesia cathedrale, senz’alcun aiuto de’ personaCompagnoni monsignor Pompeo, Storia della chiesa e dei vescovi di Osimo, tomo III, pag. 444.». Questa espressione non può sicuramente riferirsi che ad un tempo vicino, non essendo neppure da supporsi il contrario. Che la lapide, che ricorda l’opera di Giorgio, rimanesse nell’architrave della porta maggiore, finché nel 1749 fu da fondamenti eretta la chiesa che oggi vediamo, non è da far meraviglia, mentre può essersi conservato l’ornamento dell’antico arco della porta, riedificandosi tutto il restoLa nuova cattedrale di Jesi fu riedificata da fondamenti nel 1741, alla qual opera concorsero non solamente il vescovo con larghe somministrazioni ed il Capitolo, ma molti ancora fra cittadini. Il vescovo monsignor Antonio Fatali fu quello che cooperò a quest’opera, come si ha nell’iscrizione esistente nel nuovo duomo. ANTONIUS FONSECA EPISCOPUS – A FUNDAMENTIS RENOVATA CATHEDRALI ECCLESIA – DIE XXIX MARTII MDCCXLI.
Baldassini Girolamo, pag. 277.. Oltre a queste fabbriche veggo il nostro Giorgio impiegato da quei della Penna nell’erezione della loro chiesa principale trenta
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Edizione cartacea
Informazioni bibliografiche
Ricci, Amico, Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona, Macerata, Tipografia di Alessandro Mancini, 1834
Edizione digitale
Acquisizione
Marco Pochesci
Codifica
Marco Pochesci
Revisore
Marco Pochesci
Data di pubblicazione
30/6/2024
Revisioni all'edizione digitale
Revisore
Marco Pochesci